“Tutto quello che si fa, lo si fa per mantenere, difendere o anche migliorare il proprio senso di sicurezza ed autostima” (V. Birkenbihl, 2003).
Uno degli errori più frequenti nel quale incorrono le persone è quello di dare un feedback al proprio interlocutore giudicando la sua identità invece che le sue azioni.
Naturalmente allenatori e genitori non sono esclusi da questa dinamica: anzi, proprio perché hanno un ruolo di educatori è necessario che facciano attenzione alla qualità della loro comunicazione al fine di tirare fuori il meglio dal loro ragazzo/ragazza.
Che cos’è un feedback?
Un feedback è un messaggio di ritorno, ovvero un processo attraverso il quale l’allenatore / genitore rende consapevole di una dinamica il proprio atleta / figlio, sia in positivo che in negativo.
Si tratta ad esempio di un gesto tecnico “hai ricevuto con le braccia attaccate al corpo”; un atteggiamento “nel secondo tempo hai trascinato con grinta la squadra”; un’ azione “è la terza volta che lasci il libro di matematica a scuola”; una decisione “hai alzato gli occhi al cielo e te ne sei andato senza rispondermi”; e, naturalmente, delle conseguenze che questi gesti tecnici, atteggiamenti, azioni e decisioni possono avere.
Perché è importante dare feedback in modo consapevole?
Perché aiuta la persona che lo riceve a rendersi conto di una dinamica che da solo non ha colto o che non ha valutato, e di conseguenza quel nutrimento (to feed = nutrire, back = indietro) è la strada ideale verso il miglioramento necessario.
Quante volte ti sei trovato a dover commentare una partita, una prestazione, un allenamento, un atteggiamento, sia da allenatore, che da genitore? “Hai giocato male”, “In gara ieri non ti sei impegnato”, “Siete scarichi, avete un brutto atteggiamento”, “Non giochiamo da squadra”, “Abbiamo sbagliato troppi tiri”, “Hai sbagliato qui, qui e qui”, “E’ mancata la tattica che avevamo allenato”, “Avete fatto confusione nelle competenze”, “Ti ho visto molto nervoso!”, “Eri distratto!”.
È pratica comune, utile e naturale per un allenatore commentare le partite, gli allenamenti e i singoli gesti tecnici per permettere all’atleta di migliorare. A volte, purtroppo, non lo si fa in modo idoneo e di conseguenza si generano brutte sensazioni nella pancia dei nostri sportivi che possono portarli a nutrire un meccanismo di sfiducia in loro stessi. Qualche parola di troppo o detta male può contribuire a creare un clima di tensione nello spogliatoio e, peggio, dentro il mio giocatore.
Per quanto riguarda il genitore di un giovane sportivo, sostengo che non sia indispensabile dare un feedback sulla prestazione a meno che sia tuo figlio a chiederti: “Cosa ne pensi? Cosa hai notato? Cosa hai visto?”. In ogni caso, ti suggerisco di rispettare la leadership e il ruolo dell’allenatore e di commentare eventualmente solo gli atteggiamenti avuti in campo, in pista, in piscina. Da genitore hai molte altre occasioni per dare feedback a tuo figlio e anche per te vale lo stesso: dare un feedback in modo scorretto è controproducente.
È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE
Un allenatore e un genitore danno continuamente dei feedback ai propri ragazzi: sia con le parole “Hai fatto un buon lavoro!”, “Questa cosa va fatta meglio!”, sia attraverso un’espressione, uno sguardo, una postura.
Uno dei 5 assiomi della comunicazione umana dice che non si può non comunicare. Questo significa che ogni atto comunicativo – le parole che dico, il tono che uso, il linguaggio del corpo – genera un effetto, e su quell’effetto la persona si muove. Non in base a quello che dici, ma in seguito all’effetto che la tua comunicazione ha generato nel tuo atleta o in tuo figlio.
Se ad esempio il tuo atleta commette un errore e in panchina da allenatore esprimi disprezzo con il tuo viso, o in tribuna da genitore mostri vivibilmente disappunto e delusione, quella comunicazione genera una sensazione, anche senza bisogno di utilizzare le parole.
E sei sicuro che quel feedback sia costruttivo in quel momento per il tuo atleta / tuo figlio?
L’atleta in campo si accorge immediatamente se ciò che gli stai comunicando è un rinforzo positivo oppure no, se genera pro-attività oppure immobilismo.
Attenzione all’identità
Che cos’è l’identità? L’identità è ciò che sei, che è molto diverso da ciò che fai. L’identità è il tuo nucleo più profondo, intimo, vulnerabile e prezioso. È importante non lederla e ferirla, affinché il tuo interlocutore – atleta, figlio, collega, partner o amico che sia – non si senta attaccato e colpito.
C’è una sostanziale differenza quindi tra l’identità (la persona) e i suoi comportamenti: ognuno di noi ha dei comportamenti, ognuno di noi compie delle azioni. Ma noi non siamo solamente le nostre azioni. Siamo molto di più. L’atleta/figlio può commettere errori, fare azioni sbagliate, ma non per questo è da considerarsi sbagliato o stupido.
Quando dai un feedback rivolgiti sempre al comportamento e non all’identità!
Le convinzioni che hai rispetto la tua identità si riconoscono facilmente: è tutto ciò che metti dopo “Io sono…”, e di conseguenza l’identità viene chiamata in causa tutte le volte che un’altra persona ci dice “Tu sei…”.
“Ti comporti in modo distratto” è diverso da “Sei distratto”. “Hai giocato al di sotto delle tue capacità” è diverso da “Sei scarso!” o “Sei un perdente!”
Le azioni sono misurabili, descrivibili, concrete e oggettive. I giudizi, no.
Un feedback dato all’ identità può facilmente mettere sulla difensiva la persona che lo riceve, la fa chiudere, la offende e perde completamente il senso del messaggio per cui nasce: ovvero “puoi crescere in questo”. L’informazione data al comportamento invece è stimolante, oggettiva, motiva a migliorare e mostra all’atleta/ figlio delle azioni o dei risultati di cui spesso non è consapevole. Non è una accusa, né un giudizio, anzi: è uno strumento sempre positivo… io dico che è un dono, perché la persona che mi dà un feedback si prende la responsabilità di farmi notare qualcosa che facevo fatica a vedere.
Cosa evitare quando dai feedback?
- Evita di pensare che comunichi solo attraverso le parole. Lo fai anche con il corpo e con le espressioni del viso
- Evita di dare solo feedback di miglioramento, ricordati anche dei rinforzi positivi
- Evita di essere generico, il feedback deve essere concreto e specifico.
- Evita di dare etichette, poiché il non giudicare è molto difficile, ti può essere d’aiuto essere semplicemente descrittivo
- Evita di far passare troppo tempo dalla situazione che vuoi portare alla luce al momento in cui lo fai, il feedback deve essere tempestivo
- Evita di parlarne troppo a lungo
- Evita di usare un linguaggio di difficile comprensione.
Buon lavoro!
Giulia