Quando lavoro con gli adolescenti inevitabilmente mi relaziono con i loro genitori. Anzi, probabilmente la maggior parte del lavoro è quello che avviene attraverso lo scambio di feedback con i genitori.
La figura del Mental Coach è importante, ne ho riscontro continuo. Ma nulla può sostituirsi ad una figura genitoriale presente e consapevole.
Nella mia esperienza non ho ancora incontrato un genitore che mi abbia detto:
“Sai, mia figlia adolescente è molto sicura di sé”, oppure
“Ha una grande fiducia nelle sue capacità”, oppure
“Ha consapevolezza dei suoi talenti”.
No. Non a questa età.
L’adolescenza
Il corpo di un adolescente cambia dentro e fuori, gli scompensi ormonali li obbligano a ricercare costantemente nuovi equilibri, la trasformazione che stanno vivendo è così rapida che li confonde.
L’evoluzione in atto è molto ampia e li coinvolge dal punto di vista cognitivo, sociale ed emotivo. Improvvisamente perdono ogni certezza e si rendono conto che Qualcosa di non identificato li ha sfrattati dal regno incantato dell’infanzia.
Voglio rincuorarti
Caro genitore voglio solo rincuorarti sul fatto che è normale ció che stai notando e che a volte desta la tua preoccupazione.
È normale la sensazione di avere una nuova persona in casa che si è impossessata del tuo bambino/a.
È normale che tuo figlio sia scombussolato, arrabbiato, triste, scontroso, insicuro, poco consapevole.
È normale che faccia il contrario di ciò che gli suggerisci.
È normale che diventi pigro, disordinato, poco organizzato, fissato. È normale… e se ci pensi ci siamo passati tutti – ognuno a suo modo – attraverso l’adolescenza.
Non sei sbagliato tu come genitore, e non è sbagliato il tuo ragazzo adolescente.
Cosa fare?
Bisogna avere pazienza, rispettare il processo.
Ed esserci.
Sì, la cosa migliore che puoi fare è esserci. Certo, puoi aiutarti affidandoti a chi può offrirti degli strumenti e nuove vie da percorrere.
Ma la cosa più importante di cui ha bisogno tuo figlio in questi anni è che tu ci sia.
Fatti sentire, stagli vicino in silenzio, abbraccialo, riprendilo, concedi, fai in modo che rispetti le regole, ripetigli la stessa cosa cento volte, parlate, sgridalo ove necessario, lasciagli i suoi spazi.
Contienilo passivamente, come fa un guard rail di una strada di montagna.
Non puoi facilitargli il compito di ciò che sta attraversando, ma puoi tendergli la mano le volte – probabilmente poche – che ti chiederà di farlo.
Anche quando ti sembra perso, anche quando non sai da che parte cominciare, anche se hai la percezione di sbagliare tempi – modi – parole.
Sii una certezza.
Digli: “Io ci sono. Non me ne vado. Quando vuoi sono qui. Ti supporto.”
Nonostante tu stia pensando il contrario, lui ha bisogno di sapere dove può trovarti. Che può trovarti. Ha bisogno di sapere che nonostante le sue mancanze di rispetto, le litigate, la chiusura, le parole forti che userà verso di te, tu ci sei. E lo ami.
Non darlo per scontato: diglielo. Fai in modo che lo recepisca forte e chiaro. Fai in modo che lo senta dentro.
E poi… e poi guardalo da lontano mentre affronta le sue sfide in autonomia.
È tutto ok caro genitore.
Stai andando bene.
Puoi farcela.
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Se hai bisogno di supporto per affiacarti in questa fase, scrivimi a giulia@giuliamomoli.com