Mi pongo spesso questa domanda quando sento atleti, allenatori, dirigenti e tifosi che si lamentano per l’andamento della stagione o per un risultato toppato clamorosamente.
Da ex-sportiva professionista guardo le partite in tv, ascolto con attenzione i time out durante le gare, leggo i giornali, seguo i post sui social, i commenti di tifosi e di addetti ai lavori.
Sempre più mi rendo conto che le tematiche che determinano la sconfitta o la vittoria riguardano frasi tipo:
“Abbiamo mollato di testa! Non abbiamo lottato, Ci siamo arresi, Non c’era concentrazione, Eravamo fermi, bloccati, lenti… E’ mancata la lucidità, La squadra avversaria si è dimostrata più aggressiva…”
oppure:
“Abbiamo gestito bene i palloni importanti, In campo c’era una bella energia, Eravamo in partita, Abbiamo giocato da squadra, Eravamo sciolte, senza paura…”
e potrei continuare all’infinito sugli aspetti che “riguardano la testa”.
La parte tecnica per uno sportivo è fondamentale, la parte atletica anche, lo studio tattico idem: infatti alleniamo questi 3 aspetti quotidianamente.
Ma rispetto le affermazioni che ho scritto sopra e che si sentono continuamente all’interno di uno spogliatoio e nell’ambiente di chi osserva e commenta le performance sportive, cosa facciamo?
- Quante ore ci alleniamo mentalmente per essere più focalizzati, più performanti, per sapere uscire rapidamente dai momenti di crisi?
- Come interveniamo sui nostri punti deboli? Come rinforziamo le nostre convinzioni?
- Quanto studiamo per perfezionare la nostra comunicazione?
- Come ci alleniamo per essere vincenti prima di tutto nella nostra testa?
- Cosa facciamo per avere strategie a “non mollare”, cosa facciamo per spostare il focus dall’errore, per strutturare la nostra mente affinché possiamo attingere alle nostre migliori qualità?
- Quante volte ci alleniamo ad essere squadra, a comunicare, ad avere fiducia nel compagno che si schiera al nostro fianco?
- Quanto tempo dedichiamo a crescere a livello emozionale, oltre che tecnico, fisico e tattico?
Ve lo dico io: pochissimo. Quasi zero.
Tutto viene lasciato alle singole abilità dell’atleta, come se il nostro cervello non potesse imparare, come se non fosse importante mettere cura sugli aspetti emozionali, di comunicazione, di gestione degli stati d’animo della nostra performance.
Vivevo queste dinamiche sulla mia pelle di atleta e ora le sperimento quotidianamente con atleti, allenatori e squadre che chiedono il mio supporto per crescere, migliorare e per imparare questi strumenti preziosi di comunicazione verso sé stessi e verso gli altri.
La mentalità eccellente non è una qualità innata, ma va sudata.
Chiedimi in che modo lo sport coaching può allenarti a fare l’ulteriore salto di qualità mandandomi una mail a: giulia@giuliamomoli.com
Ti aspetto,
Giulia