Una delle dinamiche più frequenti che mi vengono portate alla luce in questo periodo della fase 2, riguarda la tanto cara comunicazione tra atleti/atlete e staff.
Questo è un momento delicato per le società: si calcola il budget, si scelgono gli obiettivi, si pianifica il nuovo anno, si fanno nuovo acquisti.
Si cambiano o confermano allenatori e giocatrici.
E’ anche – a causa del Coronavirus e dell’arresto non previsto – una fase molto incerta, instabile, dove probabilmente solo alcuni dei club di alto livello riescono a fare un’accurata pianificazione.
Il resto cerca di fare del proprio meglio e di comprendere quali risorse ha a disposizione.
Lo so che tu stai facendo bene, che ci sei, che sei presente, che tieni coinvolte le tue atlete e i tuoi atleti.
Ma, ahimè c’è chi non lo sta facendo…
So di giocatrici di serie A che apprendono attraverso i social o dai tifosi che per la prossima stagione non saranno riconfermate.
So di atlete che apprendono da “voci di corridoio” che probabilmente il loro allenatore cambierá.
So di giovani atlete spaesate e senza punti di riferimento.
Mi chiedo: è così complicato parlare chiaro?
È così complicato dire le cose come stanno anche se non si hanno ancora tutti gli elementi per farlo?
I vostri atleti ne hanno bisogno perchè una carenza comunicativa può generare sofferenza, disgregazione.
Una carenza comunicativa adesso può minare la fiducia che si è costruita in una stagione intera (o forse più).
È qui che fate la differenza: tra allenatori, dirigenti e società che hanno a cuore la propria comunicazione e allenatori, dirigenti e società che hanno ottime intenzioni, ma che sbagliano i modi.
So per esperienza che questa dinamica accade ogni stagione, non solo ora che ci stiamo organizzando per far fronte ai nuovi decreti e alle difficoltà economiche.
C’è da avere cura del modo con cui scegliamo di comunicare.
Perchè anche “non comunicare” è una scelta che crea degli effetti.
Sì può comunicare anche senza avere grandi certezze in mano.
Si può parlare con la squadra dicendo: “Ragazze la società sta lavorando per voi, entro tale data vi faremo sapere qualcosa di più certo”.
Si può alzare il telefono e comunicare alla giocatrice cosa è stato deciso.
Si può organizzare una chiamata zoom per salutare le proprie atlete dicendo loro, “Il prossimo anno non sarò più il vostro allenatore.”
Piccole cose.
Semplici.
Chiare.
Anche se in tempi incerti.
Ma che ci rendono professionisti migliori e lasciano un ricordo di noi che va oltre lo sport, ma che si radica nel rapporto umano.
Come recita il secondo assioma della Pragmatica della comunicazione umana:
“Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, di modo che il secondo classifica il primo.”
Ovvero, conta “cosa” comunichiamo, e anche “come” lo comunichiamo, dove il “come” stabilisce la relazione tra le persone coinvolte.
Se hai bisogno di un consiglio, ci sono.