Essere genitori di un giovane atleta è un ruolo impegnativo, sacro, di grande responsabilità.
Non è “naturale” nè facile essere di supporto al proprio figlio sportivo.
Si sbaglia, certo.
L’importante è prenderne consapevolezza e via via limare quelle che sono abitudini disfunzionali.
Per loro.
Perché si, nonostante l’intenzione squisitamente positiva a volte noi genitori facciamo quel qualcosa in più – o in meno – che non è di aiuto ai nostri ragazzi.
Anzi, li zavorra e impedisce loro di sbocciare nei loro personalissimi tempi e modi.
E mi ci metto dentro anche io, nonostante mia figlia non pratichi ancora nessuno sport e abbia solo 21 mesi.
Il mondo dell’agonismo è spietato
Il genitore deve essere il porto sicuro da cui tornare, non il giudice, il consigliere, il manager o l’indifferente.
Mia madre si è sempre disinteressata a obiettivi, ranking, ingaggi, impegno, allenamenti.
A volte mi faceva domande così sciocche che la deridevo… davvero non sapeva nemmeno le regole.
Sbagliava la pronuncia del nome del mio allenatore, ma era lì a tendermi la mano anche quando non la vedevo.
Mi ha sempre sostenuta.
SEMPRE.
Mi ha lasciata libera di volare.
Mi ha lasciata libera di scegliere.
Mi ha lasciata libera di cadere.
Per lei la cosa importante era che io fossi FELICE.
Ha gioito, pianto, pregato con me e per me.
Mi scriveva lettere e biglietti che ancora conservo in cui mi diceva “Sei la mia Campionessa”, e Dio solo sa quanta delusione ha vissuto anche lei, attraverso me.
In silenzio.
Ha avuto un modo così delicato, altruista e rispettoso di vivere lo sport al mio fianco e a distanza che le sarò grata per tutta la vita.
Il genitore per il proprio figlio deve essere Casa.
Fidatevi del loro allenatore.
Andrà bene. Perchè in ogni caso impareranno qualcosa di molto, molto importante.
Se anche tu hai un figlio adolescente e vuoi potergli essere di supporto, contattami che ne parliamo insieme.
Un abbraccio,
Giulia