Sto lavorando con una ragazza meravigliosa.
Una ragazza stanca di stare in disparte.
Stanca di parlare a voce bassa.
Stanca di subire il pallone invece che aggredirlo.
Stanca di sentirsi dire che “molla subito”.
Stanca di perdere occasioni, di non farsi valere, di avere paura invece che coraggio.
Stanca di non sentirsi abbastanza.
Sta facendo uno splendido lavoro su di sé perché è arrivata al punto in cui ha deciso di dire basta!
Basta ai “Sono fatta così!”
Basta ai “Ho sempre fatto in questo modo, mi viene automatico!”
Basta al “Sono cresciuta in un ambiente familiare non proprio stimolante, anzi”, in cui è stata molto insicura, si teneva in disparte, evitava di esprimersi, tendeva a non occupare spazio.
Di fronte ad alcuni esercizi che facciamo insieme si sorprende di quanto l’alternativa ai suoi vecchi comportamenti e modi di pensare sia sempre stata sotto i suoi occhi, di come non ci abbia mai pensato, e di quanto sia difficile fare in modo che queste nuove abitudini si sostituiscano a quelle vecchie.
Io preferisco – invece che difficle -, dire che è faticoso perché richiede impegno.
È naturale ciò che percepisce: l’essere umano tende a riconoscere con più facilità informazioni già processate e schemi già classificati, invece che conoscere il nuovo.
È un processo di economia cognitiva.
Cambiare richiede lavoro. Non è “economico”.
Mantenere il cambiamento richiede lavoro.
La mente di V. è come un bellissimo bosco.
In questo bosco c’è un sentiero battuto, largo, comodo, che rappresenta le vecchie abitudini:
“Quando sono giù mangio”
“Quando una cosa è difficile non mi sento all’altezza e finisco per fare un passo indietro”
“Di fronte ad una persona con più leadership subisco”
“Se sbaglio scelta significa che non sono in grado di gestire la mia squadra”…
Poi c’è una zona piena di rami che si infittiscono, qualche rovo, un piccolo sentiero non battuto, dissestato.
Aldilà del quale si intravede un incredibile castello.
C’è da farsi spazio in quel sentiero.
Lo deve pulire.
Ci deve camminare una, due, dieci, cento volte fino a che le diventerà confortevole farlo.
Questa è la strada che va battuta adesso se vuole arrivare ad essere felice, a sentirsi realizzata, libera e sicura.
L’altro sentiero va abbandonato.
Dobbiamo riconoscere e rendere flessibile la rigidità, dobbiamo iniziare a vedere altre strade.
E poi dobbiamo percorrerle.
Anche se sono dure, sfidanti e faticose.
Dobbiamo percorrerle fino a che diventeranno facili.
Fino a darci piacere.
“Il sole non è mai così bello quanto nel giorno che ci si mette in cammino.”
Jean Giono
PS: se non ti piace l’immagine del castello puoi mettere una montagna, un orizzonte, il mare, un campionato, un qualsiasi obiettivo che no, non sarà la fine del percorso.
Sarà solo una delle bellissime tappe della tua evoluzione.
PPS: la determinazione allo scopo è quella che ti consente di mettere in pratica ripetutamente – con fatica e sudore – le nuove abitudini che ti faranno andare oltre il bosco di rovi.