Pensavo che la paura potesse essere vinta dall’amore. Dall’amore verso te stesso, dall’amore per una persona, dall’amore di ciò che fai, dall’amore per i tuoi desideri.
Poi ho scoperto che per ridurre una paura è necessaria una paura più grande. Se io mi costruisco una paura più grande, inibisco la paura presente. Di fronte ad una situazione che mi crea paura, ad esempio posso chiedermi: “Se non faccio questa cosa, la mia situazione dopo migliorerà o peggiorerà?”, con l’esatto intento di osservarne tutti i peggiori scenari.
In che modo la paura può essere trasformata in coraggio?
Il primo passo consiste sempre nell’accettazione della paura vista come risorsa e non più come limite.
Il secondo nell’evocarla e alimentarla volontariamente (attraverso uno specifico addestramento) per produrre l’effetto paradossale del suo azzeramento.
Quando la paura può diventare invalidante?
Quando mettiamo in atto con insistenza dei copioni pensando di reprimerla. Ecco le 3 trappole che mantengono e alimentano la paura:
- L’evitamento: il tentativo di evitare o rifuggire ciò che temi, che se da una parte ti fa sentire sollevato, dall’altra rende via via meno capace di fronteggiare quel mostro che assume delle proporzioni sempre più intense nella tua mente.Più si evita la paura, più la si alimenta.
- Chiedere aiuto: la ricerca di aiuto e protezione non necessarie lì per lì ti fa sentire al sicuro, ma a lungo andare danneggia gravemente la fiducia nelle tue capacità personali, incrementandone l’insicurezza.
- L’eccesso di controllo: il tentativo fallimentare di tenere sotto controllo le tue reazioni fisiologiche, che fa paradossalmente perdere il controllo per cui ti agiti ancora di più, oppure il tentativo di voler fare le cose in maniera perfetta fino a farne diventare una necessità a cui non riesci più a rinunciare.
Il coraggio è il risultato della gestione vincente della paura, non la sua cancellazione.
Fonte: La paura delle decisioni, di Giorgio Nardone