Conosci Kronk?
Se non lo conosci, rimedia!! ?
Utilizzo la sua foto oggi per spiegarti un concetto importante che riguarda il mental coaching.
Nel libro “Il gioco interiore del tennis” Tim Gallwey ci spiega che durante la performance (la partita, la gara, l’allenamento) ognuno di noi sta giocando anche un gioco interiore – nella propria mente.
Ci sono due attori in questo gioco che avviene nella mente, il sé 1 e il sé 2 ovvero:
- Sè 1 – il diavoletto: colui che giudica, da istruzioni, si preoccupa, parla, ha aspettative, critica… crea stress e ostacola il colpire bene, ad esempio, la palla.
Per lui imparare è difficile e macchinoso. - Sè 2 – l’angioletto: colui che gioca. E basta. Per lui imparare è naturale, inconscio e semplice.
Il sè 1 interferisce e condiziona pesantemente il sè 2 perché più è coinvolto e attivo, peggiore è la performance del sè 2.
Per capire il tipo di interferenza pensa ad un bambino che impara a camminare.
Se iniziassi a dire al bimbo “metti in avanti il destro, ora solleva di otto centimetri il sinistro, trova l’equilibrio, muovi il corpo in avanti, guardati le braccia, falle oscillare… “ sarebbe alquanto bizzarro, non credi?
È invece il bambino che in modo naturale e molto sapiente attinge al sè 1 , e a suon di tentativi si evolve di giorno in giorno, si perfeziona, impara…e si diverte pure!
In sintesi, il sè 2 va zittito.
“L’atleta riesce ad esprimere la sua performance ottimale quando riduce al minimo gli ostacoli personali interni e sviluppa la fiducia nelle proprie capacità di apprendere in modo naturale dall’esperienza diretta”.
Il coaching aiuta lo sportivo – e non solo – a giocare abbassando l’interferenza stressante del sè 1 a favore invece delle abilità naturali che si possono manifestare attraverso il sè 2.
Tim parla di imparare l’arte della “concentrazione rilassata”: quando il gioco interiore ed esteriore sono sincronizzati lo stress diminuisce, le performance migliorano, l’apprendimento avviene in modo naturale e il piacere dell’attività è intensificato.
Alcuni lo chiamano “giocare nella zona” o nello “stato di flow”, o “essere nella bolla”.
So che se pensi ad uno di quei momenti in cui hai giocato “nella bolla” probabilmente non ricorderai molti dettagli, ma sicuramente ricorderai che c’eri, che tutto fluiva splendidamente e che eri connesso con la migliore versione di te.
Per approfondire il tema sul gioco interiore ti consiglio i libri di Gallwey, ne ha scritti diversi, tutti con lo stesso focus sul gioco interiore.
Per farti due risate ti consiglio invece la visione de “Le follie dell’imperatore”, cartone animato geniale.
Buon allenamento,
Giulia