Ciao Giulia, mi chiamo E. e ti “seguo” su facebook.
Ti scrivo fondamentalmente per ringraziarti perché è successa una cosa a casa mia che in un certo senso implica anche te…. o forse siamo tutti, in piccola parte, implicati nei processi degli altri quando condividiamo senso e significati, e io sono fortemente convinta che quando qualcuno ti dona qualcosa di suo, sia giusto riconoscerne il valore e restituirlo.
Io ho due figli; quella più grande, A. ha appena compiuto 12 anni.
Lei gioca a pallavolo, siamo una famiglia di sportivi… non con risultati eccelsi (non certo ai tuoi livelli!), ma nel nostro piccolo io ho giocato a volley per anni e anni, mio marito è diplomato all’Isef, ha fatto sport da giovane e allena calcio e pallavolo.
A. (ma pure D.!) è cresciuta con gente “messa così”, gente che, a modo suo, “ci crede”, gente che per casa ha palloni ovunque!!
Anche se è più piccola di un anno, gioca in Under 13, e in U14.
Stava affrontando, fino a qualche giorno fa, settimane molto difficili: non le riusciva nulla, soprattutto in allenamento.
Era tutta una serie di “dispiaceri”, insoddisfazioni, incazzature, musi lunghi; il clima era davvero pesante.
Mi sono chiesta cosa fare per aiutarla.
Io, quando giocavo, ero così: super impegno sempre, poi ogni tanto avevo bisogno di “prendere aria”. Avevo trovato il mio equilibrio, tra palestra e “pause” e stavo pensando di farle saltare qualche allenamento: forse per lei poteva essere la stessa cosa, poteva avere la stessa difficoltà ma magari non essere ancora in grado di “leggerla” (… in fondo, fino a qualche giorno fa aveva solo 11 anni!)
Quello che mi ha fermato dall’applicare questa cosa è stato un altro pensiero che, contemporaneamente, mi attanagliava: può una
cosa che è una soluzione per me, esserlo anche per mia figlia, solo
perché è “mia” figlia?
A. è una persona diversa da me, con il suo carattere, il suo modo
di vedere le cose e di leggere il mondo… perché avrei dovuto pensare
che “risolvevo un problema a lei” appiccicandole addosso le mie esigenze, i miei bisogni e, dunque, le mie strategie?
A. rimane “mia figlia”, ma non è me, e io volevo fare la cosa
giusta per lei, non per me.
…. poi ho visto un tuo post, quello del 6 marzo se non sbaglio.
“Persisti.
Non sai mai quanto puoi essere vicino dal riuscire”.
Gliel’ho fatto vedere.
Mi ha detto: “noooo, mamma, quel tipo era vicinissimo ai diamanti e
ha mollato!”…. e abbiamo pensato che, forse, quella poteva essere
la sua strada.
Abbiamo provato.
Domenica mattina lei e la sua squadra hanno letteralmente asfaltato
(permettimi il termine da mamma super tifosa di parte!!) le
avversarie, pretendenti al titolo provinciale, tutte in età (quindi,
al contrario di loro che sono tutte più giovani tranne una, tutte
più grandi di 1 anno).
… e io, nel mio piccolo, in questo risultato, che non è un mondiale, che non è un’olimpiade, ma è un pezzo comunque della loro vita e della loro storia personale e di gruppo, ci ho visto un pezzo di quel
“persisti”.
Probabilmente è accaduto uno di quei felici congiungimenti astrali in
cui tutte si gioca perfettamente, non so…ma voglio pensare che il
lavoro paghi, che il senso che dai a una cosa, a volte ti torna anche
indietro.
Von Foerster diceva “agisci sempre in modo da ampliare il numero di
scelte a tua disposizione”
Non è facile.
Grazie per avermi aiutato a farlo.
E.