Ho sempre guardato al mental coach come ad una sorta di “guru” che pontificava dall’alto in una specie di trance mistica fino a che… mia figlia è andata in crisi.
Quella che era sempre stata la sua grande passione sportiva, la pallavolo, la stava distruggendo mentalmente.
Le capacità fisiche e tecniche c’erano tutte ma la testa era disconnessa.
Seguivo già Giulia sui social e mi piaceva il suo modo semplice di approcciare i problemi: ho letto un suo post e mi son detta “Cavolo, ma parla di mia figlia!”
Ho così deciso di contattarla per capire se e come potesse aiutarci.
Aiutarci, non aiutarla: è questo che Giulia ha fatto per noi, perchè il tutto si ripercuoteva anche sul menage familiare.
Giulia è entrata in punta di piedi nella nostra famiglia e ha conquistato subito il cuore di L. con il suo modo semplice ma diretto di andare a segno.
Ha capito subito dove stava il problema e, immediatamente, ha dato degli input per aiutarla a superarlo.
Ne ho guadagnato una figlia più consapevole delle proprie capacità e meno critica di fronte agli errori e ai piccoli insuccessi, non solo in ambito sportivo; una figlia che si è sempre sentita “meno” degli altri e non all’altezza ha, pian piano, scoperto la bellezza del proprio essere unica anche nell’imperfezione.
Un genitore in queste cose è troppo emotivamente coinvolto e perde lucidità. Giulia “ama” i suoi coachee ma, nello stesso tempo, riesce a mantenere un calcolato distacco (nell’accezione più positiva del termine) che le permette di essere una sorta di porto sicuro.
Più volte mi sono trovata a suggerire a mia figlia “Ne hai parlato con Giulia? Chiedi consiglio anche a lei”.
Questa è Giulia, entra nella tua casa e sai che è lì sempre pronta per ascoltarti, indirizzarti e aiutarti. Perchè anche noi genitori ne abbiamo bisogno!”